martedì 8 ottobre 2024

Il mito di Prometeo – Platone, Protagora, 320c-322d – 4° parte

 Per approfondimenti sul rapporto tra sapere e sapienza rimando all’articolo che ho scritto sulla rivista «Altri territori».


[c] Ζεὺς οὖν δείσας περὶ τῷ γένει ἡμῶν μὴ ἀπόλοιτο πᾶν, Ἑρμῆν πέμπει ἄγοντα εἰς ἀνθρώπους αἰδῶ τε καὶ δίκην, ἵν' εἶεν πόλεων κόσμοι τε καὶ δεσμοὶ φιλίας συναγωγοί.

«Zeus dunque, temendo per la nostra stirpe che andasse in rovina tutta, manda Ermes a portare agli uomini pudore e giustizia, affinché fossero princípi di ordine e vincoli di amicizia che tengono uniti».

ἐρωτᾷ οὖν Ἑρμῆς Δία τίνα οὖν τρόπον δοίη δίκην καὶ αἰδῶ ἀνθρώποις· "Πότερον ὡς αἱ τέχναι νενέμηνται, οὕτω καὶ ταύτας νείμω; νενέμηνται δὲ ὧδε· εἷς ἔχων ἰατρικὴν πολλοῖς ἱκανὸς ἰδιώταις, καὶ οἱ ἄλλοι δημιουργοί· καὶ δίκην δὴ καὶ αἰδῶ [d] οὕτω θῶ ἐν τοῖς ἀνθρώποις, ἢ ἐπὶ πάντας νείμω;»

«Allora Ermeschiede a Zeus in quale modo dare giustizia e pudore agli uomini: “Come le altre tecniche sono state attribuite, così attribuisco anche queste? così sono state attribuite [le prime]: uno solo in possesso della medicina sufficiente per molti individui, e gli altri artigiani; anche giustizia e pudore metto così negli uomini, oppure le attribuisco a tutti?».

"Ἐπὶ πάντας," ἔφη ὁ Ζεύς, "καὶ πάντες μετεχόντων· οὐ γὰρ ἂν γένοιντο πόλεις, εἰ ὀλίγοι αὐτῶν μετέχοιεν ὥσπερ ἄλλων τεχνῶν· καὶ νόμον γε θὲς παρ' ἐμοῦ τὸν μὴ δυνάμενον αἰδοῦς καὶ δίκης μετέχειν κτείνειν ὡς νόσον πόλεως.

«“A tutti” disse Zeus, “e tutti ne partecipino: non ci sarebbero infatti città, se pochi ne partecipassero come delle altre tecniche; poi stabilisci una legge garantita da me che impone di uccidere come malattia della città chi non sia capace di partecipare di pudore e giustizia”».


Fine.

Poi lo raggruppo e lo pubblico con il PDF nella sezione «Pagine».

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