giovedì 17 ottobre 2024

Euripide, Medea – parodo: traduzione – Maturità 2025

 Parodo

96-130; 190-204

MEDEA (da dentro)

Ahi,

me disgraziata e infelice per le pene,

ahimé, come potrei morire?

Nu. Proprio questo, cari bambini; la madre

agita il cuore, agita l'ira.

100 Affrettatevi più velocemente dentro casa

                e non avvicinatevi al suo sguardo

e non accostatevi, ma state in guardia

contro il carattere selvaggio e la natura odiosa

di una mente arrogante.

105 Andate ora, ritiratevi dentro il più in fretta possibile.

È chiaro che la nube del gemito che inizia a levarsi

al più presto si accenderà

con maggior impeto; cosa mai farà

un'anima visceralmente orgogliosa implacabile

110 morsa dai mali?

Me. Ahi ahi,

ho subito infelice ho subito pene

degne dei massimi lamenti. Oh maledetti

figli di madre odiosa, possiate morire

con il padre, e tutta la casa vada alla malora.

115 Nu. Ahimé, oh infelice!

In cosa per te partecipano i figli

della copla del padre? Perché li odi? Ahimé,

figli, come sono angosciata che subiate qualcosa!

Terribili sono le volontà dei potenti e, siccome

120 si sottomettono per così dire in pochi casi, ma dominano in moltissimi,

difficilmente trasformano le ire.

Infatti essere abituati a vivere nell'uguaglianza

è meglio; mi sia concesso allora invecchiare

in modo sicuro  lontano dalla grandezza.

125 Dire infatti il nome della misura

vince in primo posto, e usarlo è di gran lunga

la cosa migliore per i mortali; l'eccesso

non offre nessun vantaggio ai mortali,

mentre restituisce sciagure sciagure più grandi,

130 quando un dio si adira con una stirpe.


Il coro, composto da donne di Corinto, entra compiangendo le sofferenze di Medea, la quale rimpiange la famiglia e la patria; Medea si appella anche ai giuramenti coi quali Giasone si era impegnato, introducendo un tema chiave del dramma. Il coro allora invita la nutrice a far uscire Medea dal palazzo e manifesta solidarietà nei confronti della protagonista.

A questo punto la nutrice fa delle considerazioni che esprimono sostanzialmente la poetica di Euripide.


vv. 190-204


190 Nu. Dicendo stolti e per niente sapienti

i mortali di un tempo non sbaglieresti,

essi che trovarono per feste

e banchetti e durante le cene

inni (che sono) un piacevole ascoltare per la vita;

195 nessuno invece trovò (il modo di) far cessare

con la poesia e con i canti dai molti toni

le odiose sofferenze dei mortali, per le quali morti

e terribili casi abbattono le stirpi.

Eppure questo sì sarebbe un guadagno, sanare

200 coi canti i mortali; ma dove lauti

sono i banchetti, perché tendono la voce invano?

Infatti la già presente abbondanza della mensa

comprende da sé gioia per i mortali.


La parodo si conclude con il coro che annuncia l’entrata in scena di Medea.

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