Creonte
Tu, che sei torva e infuriata col marito,
Medea, ho detto che devi andare fuori da questa terra
esule, portando con te i due figli,
e di non indugiare proprio; giacché io sono l’arbitro
275 di questa risoluzione, e non me ne tornerò a casa,
prima di averti cacciato fuori dai confini della regione.
Me. Ahimé, sventurata, muoio annientata!
I nemici infatti allentano ogni gomena,
e non c’è un approdo accessibile fuori dalla sciagura.
280 Ciò nonostante ti farò una domanda anche se sono maltrattata:
per quale ragione mi mandi via dalla regione, Creonte?
Cr. Ho paura di te – non c’è nessun bisogno di coprire le parole,
che tu faccia qualcosa di irrimediabile alla mia bambina.
Molti elementi contribuiscono a questo timore:
285 tu sei per natura sapiente ed esperta di molti malefici,
e poi soffri di essere stata privata del letto dell’uomo.
Sento dire che tu minacci, a quanto mi riferiscono,
di fare qualcosa a chi ha dato la sposa e a chi l’ha sposata
e alla sposa. Dunque prima di subire questo starò in guardia.
290 Per me è meglio essere odioso ora a te, donna,
che piangere molto dopo poiché ho agito con mollezza.
Me. Ahi ahi!
Non ora per la prima volta, ma spesso, Creonte,
mi ha danneggiato la reputazione e procurato grandi mali.
È necessario che ogni uomo dotato per natura di senno non
295 educhi mai i figli a essere sapienti oltre misura;
a parte infatti l’altro marchio di indolenza che hanno,
si guadagnano l’invidia malevola da parte dei concittadini.
Infatti porgendo agli stolti nuovi ritrovati della sapienza
sarai reputato inutile e non sapiente per natura;
300 essendo invece considerato migliore di coloro che hanno la
reputazione di sapere qualcosa di raffinato in città, apparirai molesto.
Anche io stessa condivido questa sorte.
Essendo sapiente, infatti, per alcuni sono oggetto di odio,
per altri sono inoperosa, per altri ancora di carattere opposto,
305 per altri infine ostile; eppure non sono troppo sapiente.
Tu dunque mi temi; hai paura di subire qualcosa di sgradevole?
Non temermi, Creonte, non sono messa così
da commettere ingiustizia contro dei potenti.
Tu in effetti in cosa mi hai offesa? Hai concesso la fanciulla
310 a colui a cui ti spingeva l’animo. Ma è il mio sposo
che odio; ma tu, credo, facevi questo assennatamente.
E ora non invidio il fatto che tu stai bene;
celebrate le nozze, passatevela bene; ma lasciatemi
abitare questa terra. Infatti, pur subendo ingiustizia,
315 staremo zitti, vinti da persone più forti.
Cr. Dici parole morbide da udire, ma in cuor mio
ho il terrore che tu trami qualche male,
e tanto meno di prima mi fido di te;
infatti una donna irascibile, proprio come un uomo,
320 è cosa più facile da tenere a bada che un sapiente silenzioso.
Nessun commento:
Posta un commento