Dopo il discorso di Elena, prende la parola Ecuba la quale ribatte (vv. 970-971) ἐγὼ γὰρ Ἥραν παρθένον τε Παλλάδα / οὐκ ἐς τοσοῦτον ἀμαθίας ἐλθεῖν δοκῶ, «io che Era e la vergine Pallade / siano giunte a un tal punto di stoltezza non lo credo», intendendo che non possono aver pensato di svendere la Grecia ai barbari, con riferimento ai doni promessi a Paride. Quindi prosegue (vv. 981-982): μὴ ἀμαθεῖς ποίει θεὰς / τὸ σὸν κακὸν κοσμοῦσα, «non fare stolti gli dèi / per abbellire la tua malignità». Poi mette in guardia Menelao dal portarsi Elena sulla stessa nave, per timore che egli non abbia la forza di resisterle perché, dice Ecuba (v. 1051), οὐκ ἔστ' ἐραστὴς ὅστις οὐκ ἀεὶ φιλεῖ, «non c’è innamorato che non ami per sempre»; ma Menelao la tranquillizza dicendo che (vv. 1055-1057) ὥσπερ ἀξία κακῶς / κακὴ θανεῖται καὶ γυναιξὶ σωφρονεῖν / πάσαισι θήσει. ῥάιδιον μὲν οὐ τόδε, «sciaguratamente, come merita, / da sciagurata morirà e a tutte le donne / insegnerà ad essere caste. Ma questo non è facile».
Come spesso in Euripide i maschi sono esseri meschini (vedi Giasone nella Medea, per esempio).
Nel terzo stasimo il coro piange gli sposi uccisi e rimasti insepolti, augurando che la nave di Menelao, che si è ripreso Elena, naufraghi folgorata in mezzo al mare; alla fine posano lo sguardo su Astianatte, νεκρόν, ὃν πύργων δίσκημα πικρὸν / Δαναοὶ κτείναντες ἔχουσιν, «cadavere, che scagliato amaramente giù dalle torri come un disco / i Danai hanno ucciso» (vv. 1121-1122).
Con il quarto episodio ci avviamo alla conclusione: Ecuba, seguendo le richieste di Andromaca, con cui Neottolemo è già partito, tributa le esequie al martoriato corpicino.
Εκ.
θέσθ’ ἀμφίτορνον ἀσπίδ’ Ἕκτορος πέδῳ, 1156
λυπρὸν θέαμα κοὐ φίλον λεύσσειν ἐμοί.
ecuba
Ponete il rotondo scudo di Ettore a terra,visione dolorosa e non piacevole da guardare per me.
ὦ μείζον’ ὄγκον δορὸς ἔχοντες ἢ φρενῶν,
τί τόνδ’, Ἀχαιοί, παῖδα δείσαντες φόνον
καινὸν διειργάσασθε; μὴ Τροίαν ποτὲ 1160
πεσοῦσαν ὀρθώσειεν; οὐδὲν ἦτ’ ἄρα,
Oh voi che avete maggior vanto di lancia che di senno,in cosa temendo, Achei, questo bambino avete compiutoun assassinio inaudito? Che un giorno avrebbe raddrizzatoTroia caduta? Nulla eravate dunque,
ὅθ’ Ἕκτορος μὲν εὐτυχοῦντος ἐς δόρυ
διωλλύμεσθα μυρίας τ’ ἄλλης χερός,
πόλεως δ’ ἁλούσης καὶ Φρυγῶν ἐφθαρμένων
βρέφος τοσόνδ’ ἐδείσατ’· οὐκ αἰνῶ φόβον, 1165
ὅστις φοβεῖται μὴ διεξελθὼν λόγῳ.
quando mentre Ettore era in auge in battagliamorivamo, e c’era un’altra innumerevole schiera,mentre una volta conquistata la città e annientati i Frigiavete avuto paura di un bimbo siffatto; non approvo la paura,di chiunque tema senza aver riflettuto con razionalità.
ὦ φίλταθ’, ὥς σοι θάνατος ἦλθε δυστυχής.
εἰ μὲν γὰρ ἔθανες πρὸ πόλεως, ἥβης τυχὼν
γάμων τε καὶ τῆς ἰσοθέου τυραννίδος,
μακάριος ἦσθ’ ἄν, εἴ τι τῶνδε μακάριον· 1170
Oh amatissimo, come la morte ti è giunta sciagurata!Se infatti fossi morto in difesa della città, avendo raggiunto la giovinezzae le nozze e il potere pari agli dèi,beato saresti stato, se qualcosa di questo è beato;
νῦν δ’ αὔτ’ ἰδὼν μὲν γνούς τε σῇ ψυχῇ, τέκνον,
οὐκ οἶσθ’, ἐχρήσω δ’ οὐδὲν ἐν δόμοις ἔχων.
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