domenica 13 ottobre 2024

Versioni – Isocrate – Areopagitico, 20-25 – traduzione interlineare

οἱ γὰρ κατ᾽ ἐκεῖνον τὸν χρόνον τὴν πόλιν διοικοῦντες κατεστήσαντο

Coloro che amministravano la città in quel tempo fondarono

πολιτείαν οὐκ ὀνόματι μὲν τῷ κοινοτάτῳ καὶ πραοτάτῳ προσαγορευομένην,

una costituzione non chiamata col nome più comune e mite,

ἐπὶ δὲ τῶν πράξεων οὐ τοιαύτην τοῖς ἐντυγχάνουσι φαινομένην,

ma nei fatti che non appariva tale a coloro che vi si imbattevano,

οὐδ᾽ ἣ τοῦτον τὸν τρόπον ἐπαίδευε τοὺς πολίτας ὥσθ᾽ ἡγεῖσθαι

né la quale (relativa consecutiva) questo modo (comportamento) insegnasse ai cittadini così da considerare

τὴν μὲν ἀκολασίαν δημοκρατίαν, τὴν δὲ παρανομίαν ἐλευθερίαν, τὴν δὲ παρρησίαν ἰσονομίαν, τὴν δ᾽ ἐξουσίαν τοῦ πάντα ποιεῖν εὐδαιμονίαν,

l’impunità democrazia, l’illegalità libertà, la libertà di parola uguaglianza, la possibilità di fare tutto felicità,

ἀλλὰ μισοῦσα καὶ κολάζουσα τοὺς τοιούτους βελτίους καὶ σωφρονεστέρους ἅπαντας τοὺς πολίτας ἐποίησεν.

ma (una costituzione che) odiando e punendo tali (modi, comportamenti) rese tutti quanti i cittadini migliori (βελτίους < βελτίοας < βελτίονας, con caduta di ν e contrazione di ο α)  e più assennati.

μέγιστον δ᾽ αὐτοῖς συνεβάλετο πρὸς τὸ καλῶς οἰκεῖν τὴν πόλιν,

Ma la cosa più importante per loro in relazione a governare bene la città era considerata

ὅτι δυοῖν ἰσοτήτοιν νομιζομέναιν εἶναι, καὶ τῆς μὲν ταὐτὸν ἅπασιν ἀπονεμούσης τῆς δὲ τὸ προσῆκον ἑκάστοις,

il fatto che, essendo ritenute due le forme di uguaglianza, e attribuendo una la stessa parte a tutti, l’altra ciò che conviene a ciascuno,

οὐκ ἠγνόουν τὴν χρησιμωτέραν, ἀλλὰ τὴν μὲν τῶν αὐτῶν ἀξιοῦσαν τοὺς χρηστοὺς καὶ τοὺς πονηροὺς ἀπεδοκίμαζον ὡς οὐ δικαίαν οὖσαν,

non ignoravano quella più utile, ma escludevano quella che ritiene degni delle stesse cose i buoni e i malvagi poiché era ingiusta,

τὴν δὲ κατὰ τὴν ἀξίαν ἕκαστον τιμῶσαν καὶ κολάζουσαν προῃροῦντο, καὶ διὰ ταύτης ᾤκουν τὴν πόλιν,

mentre preferivano quella che onora e punisce ciascuno secondo il merito, e per mezzo di questa governavano la città,

οὐκ ἐξ ἁπάντων τὰς ἀρχὰς κληροῦντες, ἀλλὰ τοὺς βελτίστους καὶ τοὺς ἱκανωτάτους ἐφ᾽ ἕκαστον τῶν ἔργων προκρίνοντες.

non sorteggiando le magistrature tra tutti, ma selezionando i migliori e i più capaci per ciascuno dei compiti. 

τοιούτους γὰρ ἤλπιζον ἔσεσθαι καὶ τοὺς ἄλλους, οἷοί περ ἂν ὦσιν οἱ τῶν πραγμάτων ἐπιστατοῦντες.

Infatti speravano che anche gli altri sarebbero stati tali, quali appunto fossero (notare la posizione di ἂν, da cui si nota che non è congiunzione ma semplice particella eventuale, che infatti rendo solo con il congiuntivo; altrimenti si sarebbe trovata dopo la virgola) quelli preposti alla politica.

ἔπειτα καὶ δημοτικωτέραν ἐνόμιζον εἶναι ταύτην τὴν κατάστασιν ἢ τὴν διὰ τοῦ λαγχάνειν γιγνομένην· ἐν μὲν γὰρ τῇ κληρώσει τὴν τύχην βραβεύσειν,

Poi anche ritenevano che questo sistema fosse più democratico di quello che avveniva mediante il sorteggio (il sorteggiare, inf. sost.); infatti nel sorteggio sarebbe stato arbitro il caso (infinitiva, dipendente dal sottinteso  ἐνόμιζον, come le frasi che seguono),

καὶ πολλάκις λήψεσθαι τὰς ἀρχὰς τοὺς ὀλιγαρχίας ἐπιθυμοῦντας, ἐν δὲ τῷ προκρίνειν τοὺς ἐπιεικεστάτους τὸν δῆμον ἔσεσθαι κύριον ἑλέσθαι τοὺς ἀγαπῶντας μάλιστα τὴν καθεστῶσαν πολιτείαν.

e spesso avrebbero ottenuto (λαμβάνω) le magistrature quelli che bramavano l’oligarchia, mentre nel selezionare i più appropriati il popolo sarebbe stato padrone di scegliere coloro che amavano al massimo la costituzione vigente.

αἴτιον δ᾽ ἦν τοῦ ταῦτα τοῖς πολλοῖς ἀρέσκειν καὶ μὴ περιμαχήτους εἶναι τὰς ἀρχάς,

E causa del fatto che queste cose piacevano ai più e che le magistrature non erano oggetto di contesa era,

ὅτι μεμαθηκότες ἦσαν ἐργάζεσθαι καὶ φείδεσθαι, καὶ μὴ τῶν μὲν οἰκείων ἀμελεῖν τοῖς δ᾽ ἀλλοτρίοις ἐπιβουλεύειν,

che avevano imparato a lavorare e risparmiare, e non a trascurare da un lato le proprie cose, insidiare dall’altro quelle altrui,

μηδ᾽ ἐκ τῶν δημοσίων τὰ σφέτερ᾽ αὐτῶν διοικεῖν, ἀλλ᾽ ἐκ τῶν ἑκάστοις ὑπαρχόντων, εἴ ποτε δεήσειε, τοῖς κοινοῖς ἐπαρκεῖν,

né ad amministrare i propri beni a partire da quelli pubblici, ma a provvedere alle cose comuni a partire  da ciò che ciascuno aveva (dativo di possesso, N.B. ὑπάρχω = εἰμί), se mai ci fosse bisogno,

μηδ᾽ ἀκριβέστερον εἰδέναι τὰς ἐκ τῶν ἀρχείων προσόδους ἢ τὰς ἐκ τῶν ἰδίων γιγνομένας αὑτοῖς.

né conoscevano con più precisione le entrate (provenienti) dalle cariche di quelle che derivavano loro dai propri beni.

οὕτω δ᾽ ἀπείχοντο σφόδρα τῶν τῆς πόλεως, ὥστε χαλεπώτερον ἦν ἐν ἐκείνοις τοῖς χρόνοις εὑρεῖν τοὺς βουλομένους ἄρχειν ἢ νῦν τοὺς μηδὲν δεομένους:

A tal punto si astenevano dalle cose della città, che era più difficile trovare in quei tempi coloro che volevano comandare che ora quelli che non lo chiedono:

οὐ γὰρ ἐμπορίαν ἀλλὰ λειτουργίαν ἐνόμιζον εἶναι τὴν τῶν κοινῶν ἐπιμέλειαν, οὐδ᾽ ἀπὸ τῆς πρώτης ἡμέρας ἐσκόπουν ἐλθόντες εἴ τι λῆμμα παραλελοίπασιν οἱ πρότερον ἄρχοντες, ἀλλὰ πολὺ μᾶλλον εἴ τινος πράγματος κατημελήκασι τῶν τέλος ἔχειν κατεπειγόντων.

infatti ritenevano che fosse non un commercio ma un servizio la cura delle cose comuni, e non guardavano fin dal primo giorno, appena giunti (al potere), se i precedenti magistrati avevano tralasciato un qualche profitto, ma molto di più se avevano trascurato una qualche questione di quelle che hanno fretta di avere una fine (urgenti).

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