domenica 13 ottobre 2024

Virgilio, Eneide – riassunto ragionato libri II-III

 

Liber secundus

v. 1

Conticuere omnes, intentique ora tenebant

«Tacquero tutti, e attenti tendevano i volti.»


 I versi che seguono sono alcuni di quelli famosi in cui Laocoonte tenta senza successo di dissuadere i Troiani dall’accettare il dono del cavallo.


vv. 43-4

Creditis avectos hostis? Aut ulla putatis

dona carere dolis Danaum? Sic notus Ulixes?

«Credete partiti i nemici? Oppure pensate che / dei doni dei Danai siano privi di inganni? Così vi è noto Ulisse?»


vv. 48-9

equo ne credite, Teucri.

Quicquid id est, timeo Danaos et dona ferentis

«Non fidatevi del cavallo, Teucri. / Qualunque casa sia, temo i Danai anche se portano doni.»

 

vv. 65-6

Accipe nunc Danaum insidias, et crimine ab uno

disce omnes.

«Accetta ora le insidie dei Danai, e da un solo crimine / imparali tutti.»

 I versi che seguono riportano le parole del figlio di Achille in procinto di vendicare il padre. Poco prima Priamo aveva ricordato la nobiltà di Achille, che aveva restituito il corpo di Ettore, accusando Nettolemo di non essere veramente figlio di suo padre. La scena è raccontata da Enea che mentre si aggira smarrito in mezzo alla strage, nascosto osserva.


vv. 547-50

Cui Pyrrhus: Referes ergo haec et nuntius ibis

Pelidae genitori; illi mea tristia facta

degeneremque Neoptolemum narrare memento.

Nunc morere.

«E a lu Pirro: Queste cose dunque riferirai e andrai nunzio / al padre Pelide; ricordati di narrare a lui / le mie tristi azioni e l’ignobile neottolemo. / Ora crepa.»

 Il verso che segue è il famoso invito di Enea, rivolto al padre, a salire sulle proprie spalle.


v. 707

ergo age, care pater, cervici imponere nostrae;

«Su dunque, caro padre, sali sulle nostre spalle»


 Creusa, la moglie di Enea si è smarrita; in realtà è morta e mentre Enea la cerca disperatamente, gli appare dicendogli di non preoccuparsi.


vv. 792-4

Ter conatus ibi collo dare bracchia circum:

ter frustra comprensa manus effugit imago,

par levibus ventis volucrique simillima somno3

«Tre volte tentai allora di metterle intorno al collo le braccia: / tre volte invano afferrata sfuggì dalle mani il fantasma, / pari ai venti leggeri e similissima all’alato sonno.»

 Questo è un τόπος gestuale che risale a Omero, Odissea, XI, 206-208: τρὶς μὲν ἐφωρμήθηνἑλέειν τέ με θυμὸς ἀνώγει, / τρὶς δέ μοι ἐκ χειρῶν σκιῇ εἴκελον ἢ καὶ ὀνείρῳ ἔπτατ' «tre volte mi lancia, e il cuore mi spingeva ad abbracciarla, / tre volte dalle mie mani a ombra simile o a sogno / volò via».

 Tale τόπος sarà poi ripreso da Dante in Purgatorio, II, 76-81, quando incontra il suo amico Casella:


«Io vidi una di lor trarresi avante

per abbracciarmi con sì grande affetto,

che mosse me a far lo somigliante.

Ohi ombre vane, fuor che ne l'aspetto!

tre volte dietro a lei le mani avvinsi,

e tante mi tornai con esse al petto».


Liber tertius


 L’incontro con Polidoro, ucciso dal re tracio Licurgo (che lo ospitava per conto di Priamo in cambio di una ricompensa, ma che poi, visto l’andamento della guerra, era passato dalla parte degli Achei), è l’occasione per uno degli interventi appassionati del narratore; in questo caso tuttavia le parole sono pronunciate direttamente da Enea che si è fatto narratore di secondo grado.


vv. 56-7

Quid non mortalia pectora cogis,

auri sacra fames?

 «A cosa non costringi i petti mortali, / maledetta fame dell’oro?»

 Il passo offre anche lo spunto a Dante (Inferno, XIII, 46-48) per un ironico rimprovero da parte di Virgilio, quando Dante rompe un ramo che in realtà è Pier delle Vigne e si stupisce:


S'elli avesse potuto creder prima,

rispuose 'l savio mio, anima lesa,

ciò c' ha veduto pur con la mia rima… ”



3 Gli stessi identici tre versi si trovano nel canto VI, vv. 700-702, riferiti all’incontro col padre Anchise negli Inferi.

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