giovedì 3 ottobre 2024

Platone, Fedro, 238e-241d – L’amante possessivo


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 Il dialogo si apre con Fedro che riferisce un discorso udito pronunciare la sera prima da Lisia, in tale discorso l’oratore sostiene che sia preferibile concedersi a uno non innamorato.

 A questa tesi risponde con un primo discorso Socrate che mette in evidenza gli svantaggi di concedersi aun innamorato. È qui che descrive la dinamica di un rapporto con un amante possessivo, dopo avere definito l’oggetto della discussione.

[238]

 ὃ μὲν δὴ τυγχάνει ὂν περὶ οὗ βουλευτέον, εἴρηταί τε καὶ ὥρισται, βλέποντες δὲ δὴ πρὸς αὐτὸ [e] τὰ λοιπὰ λέγωμεν τίς ὠφελία ἢ βλάβη ἀπό τε ἐρῶντος καὶ μὴ τῷ χαριζομένῳ ἐξ εἰκότος συμβήσεται. τῷ δὴ ὑπὸ ἐπιθυμίας ἀρχομένῳ δουλεύοντί τε ἡδονῇ ἀνάγκη που τὸν ἐρώμενον ὡς ἥδιστον ἑαυτῷ παρασκευάζειν· νοσοῦντι δὲ πᾶν ἡδὺ τὸ μὴ ἀντιτεῖνον, κρεῖττον δὲ καὶ ἴσον ἐχθρόν.

«Dunque quale mai sia l’essenza di ciò su cui bisogna decidere, è stato detto e definito, ma ora guardando a questo diciamo il resto, cioè quale vantaggio o danno verosimilmente capiterà a chi si concede da parte di chi lo ama e da chi non lo ama. Ebbene per uno dominato dal desiderio e asservito al piacere è necessario in qualche modo rendere l’amato il più piacevole possibile per sé; ma per chi è ammalato è piacevole tutto ciò che non lo contrasta, mentre ciò che è superiore e pari è odioso».

[239]1

[a] οὔτε δὴ κρείττω οὔτε ἰσούμενον ἑκὼν ἐραστὴς παιδικὰ ἀνέξεται, ἥττω δὲ καὶ ὑποδεέστερον ἀεὶ ἀπεργάζεται· ἥττων δὲ ἀμαθὴς σοφοῦ, δειλὸς ἀνδρείου, ἀδύνατος εἰπεῖν ῥητορικοῦ, βραδὺς ἀγχίνου. τοσούτων κακῶν καὶ ἔτι πλειόνων κατὰ τὴν διάνοιαν ἐραστὴν ἐρωμένῳ ἀνάγκη γιγνομένων τε καὶ φύσει ἐνόντων [τῶν] μὲν ἥδεσθαι, τὰ δὲ παρασκευάζειν, ἢ στέρεσθαι τοῦ παραυτίκα ἡδέος. φθονερὸν δὴ ἀνάγκη [b] εἶναι, καὶ πολλῶν μὲν ἄλλων συνουσιῶν ἀπείργοντα καὶ ὠφελίμων ὅθεν ἂν μάλιστ' ἀνὴρ γίγνοιτο, μεγάλης αἴτιον εἶναι βλάβης, μεγίστης δὲ τῆς ὅθεν ἂν φρονιμώτατος εἴη. τοῦτο δὲ ἡ θεία φιλοσοφία τυγχάνει ὄν, ἧς ἐραστὴν παιδικὰ ἀνάγκη πόρρωθεν εἴργειν, περίφοβον ὄντα τοῦ καταφρονηθῆναι· τά τε ἄλλα μηχανᾶσθαι ὅπως ἂν ᾖ πάντα ἀγνοῶν καὶ πάντα ἀποβλέπων εἰς τὸν ἐραστήν, οἷος ὢν τῷ μὲν ἥδιστος, ἑαυτῷ δὲ βλαβερώτατος ἂν εἴη. τὰ μὲν οὖν κατὰ [c] διάνοιαν ἐπίτροπός τε καὶ κοινωνὸς οὐδαμῇ λυσιτελὴς ἀνὴρ ἔχων ἔρωτα.

«Pertanto un amante non accetterà volentieri un amato superiore né pari, ma sempre lo renderà inferiore e più debole: uno ignorante è inferiore a un osapiente, uno vile a uno coraggioso, uno incapace di parlare a uno eloquente, uno tardo a uno perspicace. È necessario che l’amante, quanto a vizi così gravi e a quelli ancora più grossi cha nascono all’amato nell’intelletto e che vi sono insiti per natura, di alcuni goda, altri li provochi, oppure che si privi del piacere immediato. Dunque necessariamente è geloso, e tenendolo lontano da altre compagnie molte e utili, grazie alle quali soprattutto potrebbe diventare un uomo, è causa di un danno grande, ma grandissimo tenendolo lontano da quelle grazie alle quali potrebbe essere intelligentissimo. Ciò poi si trova ad essere la divina filosofia, dalla quale è necessario che l’amante tenga lontano l’amato, essento pieno della paura di essere disprezzato; ed escogita altri stratagemmi affinché sia ignorante di tutto e rivolga ogni sguardo all’amante, ed essendo così sarebbe piacevolissimo per quello, ma dannosissimo per se stesso. Dunque in relazione a ciò che riguarda l’intelligenza un uomo che possieda amore non risulta utile in nessun modo né come tutore né come compagno».

[…]

ὀφθήσεται δὴ μαλθακόν τινα καὶ οὐ στερεὸν διώκων, οὐδ' ἐν ἡλίῳ καθαρῷ τεθραμμένον ἀλλὰ ὑπὸ συμμιγεῖ σκιᾷ, πόνων μὲν ἀνδρείων καὶ ἱδρώτων ξηρῶν ἄπειρον, ἔμπειρον δὲ ἁπαλῆς καὶ ἀνάνδρου [d] διαίτης.

«Sarà visto corteggiare2 uno rammollito e non vigoroso, e che non è cresciuto nel puro sole, ma sotto la densa ombra, inesperto di virili fatiche e di sudori che asciugano, ma esperto di una condotta delicata e non virile».

[…]

[e] …ῥητέον, τίνα ἡμῖν ὠφελίαν ἢ τίνα βλάβην περὶ τὴν κτῆσιν ἡ τοῦ ἐρῶντος ὁμιλία τε καὶ ἐπιτροπεία παρέξεται. σαφὲς δὴ τοῦτό γε παντὶ μέν, μάλιστα δὲ τῷ ἐραστῇ, ὅτι τῶν φιλτάτων τε καὶ εὐνουστάτων καὶ θειοτάτων κτημάτων ὀρφανὸν πρὸ παντὸς εὔξαιτ' ἂν εἶναι τὸν ἐρώμενον· πατρὸς γὰρ καὶ μητρὸς καὶ συγγενῶν καὶ φίλων στέρεσθαι ἂν αὐτὸν δέξαιτο, [240] [a] διακωλυτὰς καὶ ἐπιτιμητὰς ἡγούμενος τῆς ἡδίστης πρὸς αὐτὸν ὁμιλίας. ἀλλὰ μὴν οὐσίαν γ' ἔχοντα χρυσοῦ ἤ τινος ἄλλης κτήσεως οὔτε εὐάλωτον ὁμοίως οὔτε ἁλόντα εὐμεταχείριστον ἡγήσεται· ἐξ ὧν πᾶσα ἀνάγκη ἐραστὴν παιδικοῖς φθονεῖν μὲν οὐσίαν κεκτημένοις, ἀπολλυμένης δὲ χαίρειν. ἔτι τοίνυν ἄγαμον, ἄπαιδα, ἄοικον ὅτι πλεῖστον χρόνον παιδικὰ ἐραστὴς εὔξαιτ' ἂν γενέσθαι, τὸ αὑτοῦ γλυκὺ ὡς πλεῖστον χρόνον καρποῦσθαι ἐπιθυμῶν. Ἔστι μὲν δὴ καὶ ἄλλα κακά, ἀλλά τις δαίμων ἔμειξε τοῖς [b] πλείστοις ἐν τῷ παραυτίκα ἡδονήν.

«Bisogna dire quale vantaggio e quale danno ci procurerà riguardo al patrimonio la compagnia e la tutela di un innamorato. Dunque questo è chiaro a ognuno, ma soprattutto all’amante, che si dovrebbe augurare prima di tutto che l’amato sia privo dei beni più amati e cari e divini; dovrebbe preferire che quello sia privato di padre e madre e parenti e amici, considerandoli impedimenti e censori della compagnia per lui più piacevole. Ma di certo riterrà quello che possiede un patrimonio di denaro o di qualche altro bene né facile da conquistare comunque né conquistato facile da manipolare; da ciò è del tutto necessario che l’amanteinvidi il patrimonio posseduto dall’amato3, e che goda se va in rovina. Ancora, l’amante si dovrebbe augurare che l’amato sia senza nozze, senza figli, senza casa per il tempo più lungo possibile, poiché desidera fruireper per il tempo più lungo possibile la sua dolcezza. Ci sono poi anche altri mali, ma un demone ha mischiato alla maggior parte un momentaneo piacere».

[…]

[241]

ταῦτά τε οὖν χρή, ὦ παῖ, συννοεῖν, καὶ εἰδέναι τὴν ἐραστοῦ φιλίαν ὅτι οὐ μετ' εὐνοίας γίγνεται, ἀλλὰ σιτίου τρόπον, χάριν πλησμονῆς, [d] ὡς λύκοι ἄρνας ἀγαπῶσιν, ὣς παῖδα φιλοῦσιν ἐρασταί.

«Dunque, ragazzo, è necessario considerare questo, e sapere che l’amicizia di un amante non si accompagna ad affetto, ma è un modo di cibarsi, a scopo di sazietà, come i lupi amano gli agnelli, così gli amanti hanno caro il fanciullo».

 1 L’amante tende a mantenere o addirittura a rendere inferiore l’amato, prima di tutto intellettualmente; poi è geloso perché con altre frequentazioni si possono imparare cose che ci migliorano, soprattutto intellettualmente. Il tutto per paura di essere disprezzato e perdere l’oggetto del suo amore.

 2 Serebbe «inseguire», ma nella dinamica dell’amore è «corteggiare» e in quella giudiziaria «accusare in un processo».

 3 Letteralmente: «all’amato che lo possiede».

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