venerdì 18 ottobre 2024

Euripide, Medea – secondo episodio: traduzione vv. 459-491 – Maturità 2025

 

        Gia.  Tuttavia, anche in seguito a ciò non rinunciando agli affetti

460 sono giunto, preoccupandomi del tuo interesse, donna,

che tu non sia cacciata coi figli senza mezzi

né bisognosa di qualche cosa; l’esilio trascina molti

mali con sé. E infatti se tu mi odi,

io non potrei mai voler male a te.

465 Me. O scelleratissimo! questo infatti posso dirti

con la lingua come massimo insulto alla viltà;

sei venuto da noi, sei venuto dopo essere divenuto odiosissimo

[agli dèi e a me e a ogni stirpe di uomini]?

Non è certo ardimento questo né coraggio,

470 guardare in faccia i cari dopo aver fatto loro del male,

ma la più grande di tutte le malattie presenti negli

uomini, l’impudenza. Hai fatto bene a venire;

io infatti mi alleggerirò l’anima

dicendo male di te e tu soffrirai ad ascoltare.

475 Inizierò a parlare dapprima dai primi fatti:

io ti salvai, come sanno tra gli Elleni quanti

si imbarcarono sul medesimo scafo di Argo,

quando fosti mandato come domatore dei tori spiranti fuoco

con i gioghi e a seminare il solco mortifero;

480 e il drago, che avvolgendo il vello tutto d’oro

con le spire contorte lo custodiva senza dormire,

avendolo ucciso sollevai per te la salvifica luce.

Ancora io avendo tradito il padre e la mia casa

giunsi a Iolco del Pelio

485 con te, più devota che sapiente;

e feci uccidere Pelia, come è più doloroso morire,

per mano delle sue figlie, e distrussi tutta la casa.

E tu dopo aver ricevuto questo da noi, o pessimo tra gli uomini,

ci tradisti, acquistasti nuovi letti,

490 con figli già nati; se infatti fossi ancora senza figli,

sarebbe scusabile per te amare questo letto.

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