Gia. Tuttavia, anche in seguito a ciò non rinunciando agli affetti
460 sono giunto, preoccupandomi del tuo interesse, donna,
che tu non sia cacciata coi figli senza mezzi
né bisognosa di qualche cosa; l’esilio trascina molti
mali con sé. E infatti se tu mi odi,
io non potrei mai voler male a te.
465 Me. O scelleratissimo! questo infatti posso dirti
con la lingua come massimo insulto alla viltà;
sei venuto da noi, sei venuto dopo essere divenuto odiosissimo
[agli dèi e a me e a ogni stirpe di uomini]?
Non è certo ardimento questo né coraggio,
470 guardare in faccia i cari dopo aver fatto loro del male,
ma la più grande di tutte le malattie presenti negli
uomini, l’impudenza. Hai fatto bene a venire;
io infatti mi alleggerirò l’anima
dicendo male di te e tu soffrirai ad ascoltare.
475 Inizierò a parlare dapprima dai primi fatti:
io ti salvai, come sanno tra gli Elleni quanti
si imbarcarono sul medesimo scafo di Argo,
quando fosti mandato come domatore dei tori spiranti fuoco
con i gioghi e a seminare il solco mortifero;
480 e il drago, che avvolgendo il vello tutto d’oro
con le spire contorte lo custodiva senza dormire,
avendolo ucciso sollevai per te la salvifica luce.
Ancora io avendo tradito il padre e la mia casa
giunsi a Iolco del Pelio
485 con te, più devota che sapiente;
e feci uccidere Pelia, come è più doloroso morire,
per mano delle sue figlie, e distrussi tutta la casa.
E tu dopo aver ricevuto questo da noi, o pessimo tra gli uomini,
ci tradisti, acquistasti nuovi letti,
490 con figli già nati; se infatti fossi ancora senza figli,
sarebbe scusabile per te amare questo letto.
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