domenica 20 ottobre 2024

Seneca, De ira, II, 28, 6-8

 6. Quisquis ad se rettulerit quotiens ipse in suspicionem falsam inciderit, quam multis officiis suis fortuna speciem iniuriae induerit, quam multos post odium amare coeperit, poterit non statim irasci, utique si sibi tacitus ad singula quibus offenditur dixerit 'hoc et ipse commisi’.

«6. Chiunque avrà richiamato alla propria mente tutte le volte che sia caduto lui in un falso sospetto, quante sue incombenze la sorte abbia ricoperto con l’apparenza dell’ingiustizia, quanti abbia cominciato ad amare dopo l’odio, potrà non adirarsi subito, specialmente se avrà detto a se stesso, silenzioso, ad ogni singola offesa ricevuta “questo errore l’ho commesso anch’io”».

7. Sed ubi tam aequum iudicem inuenies? Is qui nullius non uxorem concupiscit et satis iustas causas putat amandi quod aliena est, idem uxorem suam aspici non uult; et fidei acerrimus exactor est perfidus, et mendacia persequitur ipse periurus, et litem sibi inferri aegerrime calumniator patitur; pudicitiam seruulorum adtemptari non uult qui non pepercit suae.

«7. Ma dove troverai un giudice tanto equo? Colui che non c’è nessuno di cui non concupisca la moglie e considera motivi sufficientemente giusti di amarla il fatto che è di un altro, il medesimo non vuole guardare la propria moglie; il più severo nell’esigere lealtà è lo sleale, e persegue le menzogne proprio lo spergiuro, e il chi usa cavilli sopporta malissimo che gli venga mossa lite; non vuole che sia messa alla prova la pudicizia degli schiavetti chi non ha risparmiato la propria».

8. Aliena uitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt: inde est quod tempestiua filii conuiuia pater deterior filio castigat, et nihil alienae luxuriae ignoscit qui nihil suae negauit, et homicidae tyrannus irascitur, et punit furta sacrilegus. Magna pars hominum est quae non peccatis irascitur sed peccantibus. Faciet nos moderatiores respectus nostri, si consuluerimus nos: 'numquid et ipsi aliquid tale commisimus? Numquid sic errauimus? Expeditne nobis ista damnare?’

«8. I vizi altrui li abbiamo davanti agli occhi, i nostri sono alle spalle; da qui deriva il fatto che un padre peggiore del figlio punisce i banchetti cominciati troppo in anticipo, e non ha nessuna indulgenza per la lussuria altrui chi nulla negò alla propria, e il tiranno si adira con l’assassino, e il furfante punisce i furti. C’è una grande parte degli uomini che si adira non con i peccati ma con i peccatori. Ci renderà più misurati lo sguardo rivolto su noi stessi, se ci saremo chiesti: “abbiamo forse anche noi stessi commesso un qualche errore del genere? Abbiamo forse sbagliato così? Ci conviene condannare queste azioni?”».

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