Πε. δίκην σε δοῦναι δεῖ σοφισμάτων κακῶν.
Pe. Bisogna che tu paghi il fio dei sofismi malvagi.
Δι. σὲ δ' ἀμαθίας γε κἀσεβοῦντ' ἐς τὸν θεόν. 490
Di. E tu dell’ignoranza, essendo anche empio verso il dio.
Πε. ὡς θρασὺς ὁ βάκχος κοὐκ ἀγύμναστος λόγων.
Pe. Come è ardito il baccante e non privo di esercizio nei discorsi.
Δι. εἴφ' ὅτι παθεῖν δεῖ· τί με τὸ δεινὸν ἐργάσῃ;
Di. Di’ cosa devo subire: cosa mi farai di terribile?
Πε. πρῶτον μὲν ἁβρὸν βόστρυχον τεμῶ σέθεν.
Pe. Innanzitutto ti taglierò via quel grazioso ricciolo.
Δι. ἱερὸς ὁ πλόκαμος· τῷ θεῷ δ' αὐτὸν τρέφω.
Di. I miei capelli ricci sono sacri: li faccio crescere per il dio.
Πε. ἔπειτα θύρσον τόνδε παράδος ἐκ χεροῖν. 495
Pe. Poi consegna dalle mani questo tirso.
Δι. αὐτός μ' ἀφαιροῦ· τόνδε Διονύσου φορῶ.
Di. Toglimelo tu: questo che porto è di Dioniso.
Πε. εἱρκταῖσί τ' ἔνδον σῶμα σὸν φυλάξομεν.
Pe. Nelle prigioni dentro custodiremo il tuo corpo.
Δι. λύσει μ' ὁ δαίμων αὐτός, ὅταν ἐγὼ θέλω.
Di. Mi libererà il dio in persona, qualora io lo volessi.
Πε. ὅταν γε καλέσῃς αὐτὸν ἐν βάκχαις σταθείς.
Pe. Già, qualora tu lo chiamassi stando in piedi tra le baccanti.
Δι. καὶ νῦν ἃ πάσχω πλησίον παρὼν ὁρᾷ. 500
Di. Anche ora è presente qui vicino e vede ciò che subisco.
Πε. καὶ ποῦ 'στιν; οὐ γὰρ φανερὸς ὄμμασίν γ' ἐμοῖς.
Pe. E dov’è? Non è visibile infatti, per lo meno ai miei occhi.
Δι. παρ' ἐμοί· σὺ δ' ἀσεβὴς αὐτὸς ὢν οὐκ εἰσορᾷς.
Di. Presso di me; ma tu, che sei prorio empio, non lo vedi.
Πε. λάζυσθε· καταφρονεῖ με καὶ Θήβας ὅδε.
Pe. Afferratelo! Costui disprezza me e Tebe.
Δι. αὐδῶ με μὴ δεῖν, σωφρονῶν οὐ σώφροσιν.
Di. Io intimo di non legarmi, io che ho senno a voi dissennati.
Πε. ἐγὼ δὲ δεῖν γε, κυριώτερος σέθεν. 505
Pe. E io di legarti, ho più potere di te.
Δι. οὐκ οἶσθ' ὅτι ζῆς οὐθ' ὃ δρᾷς οὐθ' ὅστις εἶ.
Di. Non sai che vita vivi né cosa fai né chi sei.
Πε. Πενθεύς, Ἀγαυῆς παῖς, πατρὸς δ' Ἐχίονος.
Pe. Sono Penteo, figlio di Agave e di Echione, mio padre.
Δι. ἐνδυστυχῆσαι τοὔνομ' ἐπιτήδειος εἶ.
Di. Sei appropriato in base al nome per essere sventurato.
Πε. χώρει· καθείρξατ' αὐτὸν ἱππικαῖς πέλας
φάτναισιν, ὡς ἂν σκότιον εἰσορᾷ κνέφας. 510
ἐκεῖ χόρευε· τάσδε δ' ἃς ἄγων πάρει
κακῶν συνεργοὺς ἢ διεμπολήσομεν
ἢ χεῖρα δούπου τοῦδε καὶ βύρσης κτύπου
παύσας ἐφ' ἱστοῖς δμωίδας κεκτήσομαι.
Pe. Va’; Chiutetelo nelle vicine mangiatoie
dei cavalli, affinché veda l’oscurità della tenebra.
Danza là; queste donne poi, che sei qui a portare
complici di infamie o le venderemo o dopo aver fatto
cessare la mano da questo fragore e dallo strepito della
pelle le terrò ai telai come serve di mia proprietà.
Δι. στείχοιμ' ἄν· ὅτι γὰρ μὴ χρεὼν οὔτοι χρεὼν 515
παθεῖν. ἀτάρ τοι τῶνδ' ἄποιν' ὑβρισμάτων
μέτεισι Διόνυσός σ', ὃν οὐκ εἶναι λέγεις·
ἡμᾶς γὰρ ἀδικῶν κεῖνον ἐς δεσμοὺς ἄγεις.
Di. potrei anche andarmene; infatti ciò che non è necessità
non è certo necessario subirlo. Però di questi oltraggi prenderà
vendetta su di te Dioniso, che tu dici non esistere:
tu infatti commettendo ingiustizia contro di noi conduci in catene quello.
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